Se i vigneti sono il cuore pulsante de La Tosa, la cantina ne è un po’ il cervello. Sicuramente l’anima di ogni vino nasce in vigna, ma sono il lavoro e la cura che si applicano in cantina a far sì che quest’anima possa esprimersi in tutte le sue pieghe. Per fare questo, una qualità che cerchiamo di mettere in gioco, oltre a passione e rigore, è il matrimonio tra doti umane e intuitive da una parte e razionalità ed estrema precisione dall’altra. Perciò tutti i vini vengono analizzati in laboratorio tante volte, ma ogni scelta di vinificazione è presa quasi esclusivamente in base a ciò che dicono naso e bocca degustandoli. Così, stabiliamo il momento preciso della vendemmia in base all’assaggio, ancor più che all’analisi, di campioni d’uva prelevati in vigneto. Poi vendemmiamo a mano in cassette, selezionando al massimo i grappoli. Spremiamo le uve bianche in una soffice pressa a polmone, mentre con una pigiatrice, anch’essa delicata, schiacciamo l’uva rossa.
Otto vini sono otto diverse interpretazioni della natura, otto figli dotati di un proprio distinto carattere. Uno dei nostri obiettivi è sempre stato che ognuno dei vini de la Tosa abbia una peculiare, ben distinta personalità, e che tutti assieme compongano un quadro variegato e completo. Dalla scansione chiara e regolare: quattro vini bianchi, tre rossi, un vino dolce. Tra di essi, tre vini base (il Terrafiaba, il Riodeltordo e il TerredellaTosa) e cinque vini più importanti. Tra questi ultimi, una coppia proveniente da vitigni autoctoni, dall’impatto più morbido e immediato (il Sorriso di Cielo e il Vignamorello) e una coppia, proveniente da uve di origine francese, dall’impatto più maschile e complesso (il Sauvignon e il Luna Selvatica). Infine, ciliegina su questa torta donata da terra e sole, un vino dolce (L’Ora Felice), che con la sua fragranza e la sua finezza trasmetta il tocco leggero e profondo della natura. Otto sono i vini, ma tantissime e tutte diverse le loro annate.